Di salute mentale oramai se ne parla ogni giorno. Lo fanno sia i grandi media che le persone più comuni (dal vivo o attraverso i loro canali social).
Spesso, tuttavia, il concetto di salute mentale è frainteso. I discorsi che si sviluppano, di conseguenza, risultano forzati o scorretti. Per questo, ha ancora molto senso parlare di salute mentale, anche se lo si fa già molto.
In questo articolo, pertanto, vediamo quattro motivi per cui è importante parlare di salute mentale (in modo corretto).
1. Fare in modo che gli aspetti mentali siano riconosciuti anziché trascurati
Il temine “mentale” si potrebbe anche omettere, parlando semplicemente di salute, perché salute fisica e mentale sono due facce della stessa medaglia.
La salute fisica influenza quella mentale. Il funzionamento fisico, neurologico, metabolico, ormonale, ecc. può incidere su aspetti mentali.
Tuttavia è vero anche il contrario: la salute mentale influenza quella fisica. Come minimo, una buona salute mentale porta a non farsi ancora più male quando si affronta una malattia fisica (anche solo trascurandosi), a farsi del bene per favorire il recupero (quando possibile) e a mantenere e potenziare uno stato di benessere (rimanendo persone motivate e attive).
Nonostante questo stretto collegamento tra salute fisica e mentale, spesso il discorso sulla salute si riduce agli aspetti fisici. Fatta eccezione per le situazioni legate ai disturbi mentali, solitamente il discorso sulla salute non ci dice nulla di specifico su come si senta e come funzioni la persona da un punto di vista psicologico.
Parlare di salute mentale, quindi, ci aiuta a ricordare che per favorire una buona salute è importante far attenzione e rispettare le caratteristiche psicologiche delle persone. Non a caso, uno slogan famoso usato anche dal Ministero della Salute afferma che non c’è salute senza salute mentale.
2. Andare oltre i disturbi o le malattie mentali
Molte persone sembrano confondere la salute mentale con la malattia mentale. Tuttavia, salute e malattia mentale non sono la stessa cosa. I due aspetti non sono sinonimi e l’approccio cambia profondamente se si confondono.
Di fatto, tutte le persone hanno una salute da favorire, ma non tutte devono affrontare una malattia o un disturbo mentale.
Le malattie o i disturbi mentali sono condizioni diagnosticabili che possono ostacolare il funzionamento quotidiano di una persona. Depressione, ansia, disturbi dell’umore, ecc., possono incidere in modo negativo sulla vita degli individui, soprattutto se non si interviene con una cura. È come il diabete, un’infezione, un calcolo renale, ecc. ma specifico per gli aspetti mentali.
Parlare di salute mentale, quindi, può essere un modo per ricordare che c’è di più del solo intervento sulla malattia. Questo si collega alla promozione della salute e alla prevenzione del disagio, dei disturbi e delle malattie.
3. Riconoscere un continuum di funzionamento, con diversi livelli
Un modo accurato di pensare alla salute mentale richiede di considerare questo concetto come un continuum di funzionamento, come sottolineato anche dall’OMS. Questo continuum spazia da un’eccellente salute che consente di autogovernarsi ad una salute scadente con gravi condizioni e sintomi debilitanti che rendono emozioni, pensieri e /o comportamenti ingovernabili.
Il continuum riflette la complessità della salute mentale. Sottolinea che non avere una condizione patologica non significa automaticamente stare bene. Ci sono anche momenti dove non si sta né male né bene.
Inoltre, il continuum riguarda più elementi che si fondono, come il lavoro, gli affetti, il prendersi cura di sé, ecc. Le persone, quindi, potrebbero avere un funzionamento adeguato per alcuni aspetti ma non per altri. Ad esempio, la loro salute mentale potrebbe essere scadente perché incide a livello affettivo-relazionale ma adeguata per il modo in cui incide rispetto al lavoro o viceversa. Quindi, ci sono numerosissime esperienze che determinano il funzionamento quotidiano di una persona in modo più o meno positivo. Inoltre, ci sono aspetti sani e meno sani che interagiscono insieme.
Parlare di salute mentale tenendo in considerazione il continuum del funzionamento umano, quindi, aiuta ad abbandonare la cultura del passato, basata sullo stigma. Uno dei più grandi miti , infatti, è che le persone possano essere divise in due categorie distinte: persone “mentalmente sane” e persone “mentalmente malate”. Questa convinzione è falsa e pericolosa, perché può aumentare i livelli di stigma (sia nei propri confronti che nei confronti delle altre persone con problemi di salute mentale).
4. Riconoscere che la sofferenza è parte della vita e non necessariamente il segno di una patologia
La vita ci propone sfide di ogni tipo e, a volte, ci obbliga ad affrontarle con dolore.
Che si tratti di scuola, lavoro o questioni familiari, alti e bassi quotidiani, ecc., la salute mentale riguarda anche il modo in cui una persona coltiva e usa le sue risorse interiori e affronta le sfide e gli stress della vita, dando loro un significato.
Le persone possono vivere con una malattia per tutta la vita o con numerosissimi problemi che generano sofferenze, anche gravi (come non avere cibo a sufficienza, affrontare un lutto, vivere in un contesto violento, ecc.). Ciononostante, le persone possono avere comunque un’ottima salute mentale.
Provare dolore, incluso dolore emotivo, non significa automaticamente avere una salute mentale scadente, anche se è importante prendersi cura di sé quando si prova dolore. Sottolineare questo è fondamentale perché, come indicato da diverse ricerche, le credenze e le aspettative che le persone hanno sulle proprie emozioni e sul loro significato hanno un peso sulla loro salute mentale. Tali credenze possono anche amplificare e mantenere problemi di salute mentale.
Parlare di salute mentale, quindi, serve anche a non avere visioni e aspettative irrealistiche sulle proprie emozioni, per non confondere erroneamente ogni esperienza spiacevole e dolorosa con una patologia. Si può avere una buona salute mentale anche sperimentando dolore, tristezza, rabbia, ecc.
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